Santa Rita da Cascia. Vita e miracoli by Curzia Ferrari

Santa Rita da Cascia. Vita e miracoli by Curzia Ferrari

autore:Curzia Ferrari [Ferrari, Curzia]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Biography & Autobiography, Religione
ISBN: 9788871525310
Google: -hMmAQAAIAAJ
editore: Gribaudi
pubblicato: 1999-01-14T23:00:00+00:00


CAPITOLO SETTIMO.

Poco dopo il suo arrivo in convento, Rita prese la strada della SS. Annunziata dove abitava il notaio Domenico Angeli di Poggio Primocaso, e andò a liberarsi di tutti i suoi averi, la casa, i risparmi, il terreno ormai incolto ereditato dai genitori.

Non era stata una decisione facile. Anche lì Satana l’aveva tentata, facendole balenare il pensiero che, finché novizia, avrebbe potuto tornare nel mondo, e quindi non le conveniva rinunciare al possesso dei beni materiali. Satana era un artista che cambiava continuamente ruolo; cinico, burlone, intrigante, stratega senza scrupoli, poteva essere perfino rigorosamente logico. Ma un giorno Rita si gettò il mantello sulle spalle e filò dritta dal notaio.

Domenico Angeli era un uomo giovane: apparteneva a una casata tutta di notai, che aveva sempre servito i monasteri e appoggiava il proprio sentimento religioso al mestiere. Quest’impronta in lui si nobilitava di una convinzione chiara, nutrita di studi e pratiche devote. Non a caso si sentì subito colpito dalla fermezza di quella monaca che nel mondo non era stata certo l’ultima delle creature, veniva da una famiglia agiata e influente, era stata protagonista di una storia che aveva fatto scalpore. “Voglio disfarme de tutta la mia robba”, disse Rita, “casa e terra all’Ordine de Santo Agostino, le libre per riacconciare il convento, che le mie povere sorelle stanno in gravi difficoltà e la chiesa del mio Giesù minaccia di dar crollo, specie sul santo altare”.

Com’era suo dovere, il notaio le ricordò che non aveva ancor professato i voti, dunque ci pensasse. Ma Rita fu irremovibile. Coadiuvato da due testimoni, Domenico Angeli redasse l’atto. Rita firmò. E non felice ancora d’essersi spogliata d’ogni cosa, appena scritto il suo nome in calce al documento di donazione, si sfilò dall’anulare sinistro la fede delle nozze e la posò sul tavolo. “Vendete anche questa” disse, “e il suo ricavo sia trasformato in pane per i poveri”. Naturalmente il pio notaio si guardò bene dal disperdere quella testimonianza di Rita sposa; l’anello fu conservato, nel monastero di Cascia, tra le reliquie della santa e poi donato nel 1683 alla regina di Spagna, Marianna di Baviera, per ricambiare una cospicua offerta fatta al convento.

Del resto quella scrittura voluta da Rita non gli appariva un semplice atto d’ufficio; gente che s’era disfatta delle proprie sostanze in Cascia ce n’era stata, ma nessuno era uscito dal suo studio con il sorriso di gratitudine che aveva lei e quella luce radiosa negli occhi: sembrava si fosse scaricata di un noiosissimo fardello.

Domenico Angeli da quel giorno provò un forte desiderio di conoscere i sentimenti della vedova Mancini, della cui singolarità in Cascia già si favoleggiava da tempo. Un giorno salì al monastero per un consiglio familiare, un’altra volta per scrupoli circa la professione, e un’altra ancora a prender lumi intorno a un libro che intendeva scrivere sull’origine della coscienza morale. In effetti era Rita che lui voleva vedere ed esplorare.

Alla fine sali alla Maddalena solo per incontrarla, per ascoltarne le parche parole, che avevano il potere di far partire chiunque con il cuore consolato.



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